martedì, ottobre 30, 2007

Serata al Teatro del Sogno


L'ultima volta che avevo visto i Dream Theater live correva l'anno 2000, tour di Metropolis pt. II: Scenes from a memory, ed era già credo la quarta volta. Ma ieri sera non sapevo cosa aspettarmi. Due ore e mezzo più tardi mi tiravo su a fatica la mascella.
Sono arrivati a livelli seNplicemente mostruosi, di tecnica, di gusto e di coesione. Non a caso la formazione attuale suona insieme dal '99, quando è entrato Jordan Rudess (ex Dixie Dregs...) alle tastiere; il cantante è con loro dai primi anni '90 e gli altri suonano insieme praticamente da sempre. D'altra parte le prog band difficilmente cambiano spesso strumentisti, perché la musica è talmente incasinata e c'è bisogno di tale affiatamento che uno nuovo ci mette un po' ad aNbientarsi. Basta guardare i Rush, i padri del prog-rock insieme da quasi 40 anni.
Da bravi nipotini proprio dei Rush, degli Yes, dei Dixie Dregs, dei Pink Floyd (ieri a un certo punto in un passaggio strumentale è partito il solo di Mother...) ma anche di Iron Maiden (mai sentiti rifare TUTTO il disco The number of the Beast dal vivo?), Deep Purple, Metallica (mai sentiti rifare TUTTO il disco Master of Puppets dal vivo?) e altri, il dream team è stato capace di mischiare la tradizione progressive con il "tiro" del metal, melodie cantabili e teNpi dispari. La loro vecchia semiballad Surrounded ha la strofa in 9/8 (be', John Holmes ha il riff in 13/8, e allora?), e quando uscì tutti battevano le mani fuori teNpo dal vivo. Uno spettacolo. Lo stesso per tante altre canzoni, che vanno seNpre a finire dove non ti aspetteresti, ma in fondo sei contento che vadIno propIo lì. E non altrove.
Proprio da Scenes from a memory hanno poi cominciato a far uscire concept album, con brani seNpre più lunghi e coNplessi che spaziano tra i generi più disparati.
Certo, hanno avuto anche loro degli alti e bassi, e non tutta la produzione è eccelsa, ma ormai sono assurti (assorete) allo status di mostri sacri, restando nel conteNpo seNpre con i piedi per terra. Nelle interviste ci si rende conto di quanto siano persone seNplici, modeste e alla mano ancorché estremamente determinate, di quanto vivIno veramente per la musica, e di quanto non se la menino per nulla quantunque siIno universamente riconosciuti tra i migliori musicisti in circolazione.
E allora Viva, Vivua, Vivia (op.cit.) i Dream Theater!

giovedì, ottobre 18, 2007

Se un giorno dovessi morire (tu)...

Lo ammetto.
Mi ci sono commosso a guardare il video del discorso di John Cleese (in maniche corte nella foto) alla cerimonia funebre di Graham Chapman (quello con la pipa), il protagonista di Brian di Nazareth. Ancora di più che a vedere il finale, in cui i Monty Python superstiti e altri amici riprendono inevitabilmente il finale corale del film.
Tra l'altro Life of Brian è uscito in UK nel 1979, ma in Italia nel 1990, chissà perché, quindi per fare un esempio realistico se un italiano si fosse trovato nel 1989 al funerale di Chapman, senza essere un fan dei Pythons, non avrebbe apprezzato certe nuances. Inaccettabile.
Ma torniamo a noi.
I più avvezzi (ad acciuffare pyngony) di voi noteranno anche l'op.cit. nell'incipit (i.e. inciopcit) riferita allo sketch geniale del pappagallo, e magari con un po' di attenzione in più apprezzeranno anche il punto in cui tutti i presenti si sganasciano. Forse vi ci vorrannancavvoi un paio di riascolti, sicuramente teNpo ben speso, ma scoprirete che dopo aver lodato l'amico defunto Cleese dice "Stupidaggini! Mi sento di dire «Finalmente ci siamo liberati di quello sporco bastardo scroccone, spero bruci». E il motivo per cui penso di doverlo dire è che lui non mi perdonerebbe mai se non lo facessi, se buttassi via questa splendida occasione per scioccarvi tutti in sua vece".
Ed il penZiero va al Perozzi morente.
Trovo poi assolutamente avanti anni luce il passaggio in cui Cleese, serissimo anche in questa circostanza, dice che mentre scriveva il discorso l'amico morto gli sussurrava all'orecchio "siamo fieri di essere stati i primi a dire shit alla tv inglese, ma adesso voglio che tu sia il primo a dire fuck in un discorso funebre".
C'è da inchinaSsi.
E per non essere da meno, mentre il coro iNprovvisato canta Always look on the bright side of life, Eric Idle (quellimmezzo) dice al microfono "Voglio essere l'ultimo in questa cerimonia a dire fuck".
Come si fa a non amarli?
Per quel che mi riguarda, io sto già scrivendo il mio discorso per quando sarà il momento di Smemento, cioè per quando sarà lo Smomento. Sono certo che lui sta facendo lo stesso, augurandosi che lo preceda, quindi voglio lanciargli un messaggio:
Amico, fintanto che è possibile...perché non ci scaNbiamo i testi per revisionarli?
Il mio non potrebbe finire in altro modo che con una op.cit., mai così azzeccata come in questo caso:
Romanes Evnt Domvs

lunedì, ottobre 15, 2007

Rialziamo il livello...


Noto con stupore che sono già passate tre settimane dall'ultima volta che ho avuto voglia di scrivere qualcosa. Nel fratteNpo evidentemente sono stato più attento alle riunioni cui ho partecipato. SeNpre che vi abbia partecipato, ma non nel senso che abbia resto partecipi avvoi. Magari ho cipato solo in parte, contando sul fatto che c'è seNpre qualcuno che parte. Ma visto che partire è un po' morire, mi chiedo, dove arriva se parte? Voglio dire, dopo che è partito. Per quanto, recentemente, pare che piuttosto che partito vada di moda il Club. Che in inglese vuol dire anche mazza, clava. Ognuno è libero di trarre le sue conclusioni.
Sicuramente, se volessi rendere utile il mio Club mi rivolgerei a una donna, non certo ai moderati democratici liberali progressisti stanchi di essere vessati. Soprattutto perché la maggior parte di loro non sa cosa voglia dire vessato, a patte quanto si piance sull'atte. Ma non c'è rischio, visto che sono seNpre stato sufficientemente asociale e misantropo da non prendere in considerazione l'idea di un Club. Certo, syNpatizzo per la Federazione Italiana Coltivatori Agricoli, ma non ne faccio parte. Diciamo che mi limito ad un supporto esterno, occasionalmente interno in specifiche circostanze, laddove c'è una coNpenetrazione di interessi. Dipende dal contesto. Cioè se con te sto, allora è facile che il supporto sia interno. Se poi, piano piano, il contesto si stabilizza, cioè diventa con te stabile, allora qualche problema viene fuori. E allora si viene espulsi dalla federazione a teNpo indeterminato. Per fortuna, però, ogni sezione è gestita in maniera separata, quindi c'è comunque modo per i volenterosi syNpatizzanti di rientrare in contatto con la federazione. Questo perché nell'era del villaggio globale tutti possono essere animatori (del villaggio), e tutti ben sappiamo che tipo di vita conducono gli animatori del villaggio, o perché lo siamo stati noi stessi, oppure perché c'è stata in vacanza con le amiche la nostra (ex) fidanzata/moglie.
Tertium non datur.
Ma così come tutti possono essere animatori, allo stesso modo tutti possono essere animati. Anche i cartoni! Indipendentemente dalla situazione in cui si trovavano prima, cioè in sintesi dallo Status Quo.
Già, proprio quelli di Whatever you want, whatever you like, whatever you say, pay your money, take your choice.
Ma anche di You're in the army now, oh oh, you're in the army.
Now.