giovedì, dicembre 14, 2006

Un mostro


Milano, 1990 o forse ’91, ma non iNporta.
Sono un liceale lungocrinito che spesso passa pomeriggi e serate suonando sui dischi degli Iron Maiden, Metallica, Ac/Dc e simili. Mi è sempre piaciuto ascoltare un po’ di tutto, ma prevalentemente heavy metal, roba ‘nzacco tosta e cool(assorete). Me la cavicchio con la chitarra e credo ormai di avere già ascoltato i migliori chitarristi in circolazione. Per combinazione mi trovo ad andare con il Papero Gonfyo ad una serata di chitarristi al Teatro Nazionale a due passi da casa. Sono quattro, mi sembra, e non ne conosco neanche uno. I primi suonano pezzi classici/latini, molto bravi ma manco me li ricordo.
Poi entra sul palco un nanerottolo, calvo, cicciotto, baffoni, con una chitarra che in mano a lui sembra un contrabbasso.
Si siede e comincia a suonare.
Dopo una mezz’oretta, dopo aver a fatica ritirato su la mascella, torno a casa pensando seriamente di cominciare a tirare di scherma con l'uncinetto.
Il nanetto è probabilmente il miglior chitarrista che abbia mai visto dal vivo, e ne ho visti tantini. Solo con le sue manine, seduto con la sua semiacustica, in un silenzio irreale, si batte il tempo con i piedi e contemporaneamente suona linee di basso, accordi, temi, svisate ed assoli improvvisati.
Di nome fa Joe Pass, in realtà faceva perché morse (cioè -- --- .-. … .), ma il suo vero nome era Passalaqua in quanto era figlio di emigranti paisani. Come molti mostri del jazz ha avuto uno stile di vita che in confronto i Motley Crue sono dei chierichetti. E’ stato anche in carcere per droga, ma nel fratteNpo ha suonato con tutti i grandi e poi dalla metà degli anni '70 ha cominciato ad esibirsi anche in solitaria con la chitarra suonata senza plettro, solo con le mani, registrando la serie di dischi Virtuoso (I, II, III e IV) e causando molti suicidi e/o iscrizioni a ingegneria tra giovani aspiranti chitarristi.
Nei dischi in solitaria lo si sente inspirare/espirare mentre suona, ed è l'unica cosa che si sente di umano.
Altri dischi bellissimi, ma ne avrà registrati decinaja, sono “Ella abraça Jobim”, raccolta del canzoniere do compositor brasileiro cantato dalla Fitzgerald, “Porgy and Bess” di Gershwin con lui alla chitarra e quell’altro mostro di Oscar Peterson al claviceNbalo, il live “Finally” con il bassista Red Mitchell e la versione di Su di noi di Pupo con Drupi e Mino Reitano.
Ogni volta che l’ascolto (Joe Pass, non Mino Reitano) mi chiedo seNpre quante mani avesse. Poi piango.
Quando suonava col plettro, in varie formazioni dal duo, trio, quartetto, cinquina ed anche toNbola, era in grado di fare delle cose veramente allucinanti, tenendo conto che spesso i giri di accordi su cui improvvisava includevano passaggi dal rododendro minore melodico allo spinterogeno esatonale mediante dominanti secondarie paraellittiche. Il tutto su teNpi dai 160 ai 200 di metronomo, suonando con le tipiche corde da chitarra jazz, che sono usate spesso come tiranti per i carri-ponte nei cantieri edili. Ma con tanto, tanto gvsto.
Chapeau.